Stavo facendo l’Ora della Passione quando il mio dolce Gesù si trovava nel palazzo d’Erode, vestito da pazzo e burlato.
Il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia,
non fui solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato,
ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi, sono in continue burle da tutte le specie di persone.
Se una persona si confessa e non mantiene i suoi propositi di non offendermi, è una burla che Mi fa.
Se un sacerdote confessa, predica, amministra Sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che dice e alla dignità dei Sacramenti che amministra, tante burle Mi fa per quante parole dice, per quanti Sacramenti amministra.
E mentre Io nei Sacramenti ridavo loro la vita novella, loro Mi danno scherni, burle, e col profanarli Mi preparano la veste per vestirmi da pazzo.
Se i superiori comandano il sacrifizio ai sudditi, le virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che Mi fanno.
Se i capi civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle leggi, e loro sono i primi trasgressori, sono burle che Mi fanno.
Oh,
quante burle Mi fanno!
Sono tante che ne sono stanco, specie quando sotto il bene vi mettono il veleno del male.
Oh,
come si prendono giuoco di Me, come se Io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo!
Ma la mia Giustizia presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente.
Tu prega e riparami queste burle che tanto Mi addolorano, che sono causa di non farmi conoscere chi Io sia”.
Dopo, essendo ritornato di nuovo [Gesù ], siccome io stavo tutta fondendomi nel Divino Volere, mi ha detto:
“Figlia carissima del mio Volere, Io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia Volontà.
Tu devi sapere che come Io pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i tuoi pensieri nella mia Volontà, preparandone il posto;
come operavo, [venivo] informando le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto.
Ora, ciò che facevo non lo facevo per Me, che non avevo bisogno, ma per te;
perciò ti aspetto nella mia Volontà, che venga a prendere i posti che ti preparò la mia Umanità, e sopra le mie informazioni venga a fare le tue;
allora sono contento e ne ricevo completa gloria, quando ti veggo fare ciò che feci Io”.
Stavo pensando al mio dolce Gesù quando fu presentato ad Erode, e dicevo tra me:
“Com’è possibile che Gesù, tanto buono, non si benignò di dirgli una parola e dargli uno sguardo?
Chi sa se quel perfido cuore, alla potenza del suo sguardo non si fosse convertito?” .
E Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, era tanta la sua perversità ed indisposizione d’animo che non meritò che lo guardassi e gli dicessi neppure una parola;
se ciò avessi fatto l’avrei reso maggiormente colpevole, perchè ogni mia parola o sguardo sono vincoli di più che si formano tra Me e la creatura.
Ogni parola è un’unione maggiore, una strettezza di più; e come l’anima si sente guardata, la grazia incomincia il suo lavorio”.
Stavo accompagnando Gesù nel doloroso mistero della flagellazione.
Si faceva vedere diluviante Sangue e sentivo che diceva:
“Padre mio, Ti offro questo mio Sangue.
Deh,
fa’ che copra tutte le intelligenze delle creature e renda vani tutti i loro cattivi pensieri, attutisca il fuoco delle loro passioni e faccia risorgere intelligenze sante.
Questo Sangue copra i loro occhi e faccia velo alla loro vista, affinchènon vi entri il gusto dei piaceri cattivi e non s’insozzino del fango della terra.
Questo mio Sangue copra e riempia la bocca e renda morte le loro labbra alle bestemmie, alle imprecazioni, a tutte le loro parole cattive.
Padre mio, questo mio Sangue copra le loro mani e gli dia il terrore delle tante azioni nefande.
Questo Sangue circoli nella nostra Volontà Eterna per coprire tutti,
per difendere
e per essere arma difenditrice a pro delle creature presso i diritti della nostra Giustizia”.
O Signor mio Gesù Cristo,
prostrata alla tua divina presenza,
supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia
ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24
ore,
in cui per nostro amore tanto volesti patire nel
corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino
alla morte di croce.
Deh!
dammi aiuto, grazia, amore, profonda
compassione e intelligenza dei tuoi patimenti,
mentre ora medito l’Ora Sedicesima.
E per quelle che non posso meditare, ti offro la
volontà che avrei di farle, e intendo
intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono
costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a
dormire.
Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa
intenzione, e fa che sia di profitto per me e per
molti come se effettivamente e santamente
eseguissi quanto desidererei praticare.
Intanto
grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della
preghiera mi chiami all’unione con te, e per
piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua,
il tuo cuore, e con questo intendo pregare,
fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo
amore; e stendendo le braccia per abbracciarti,
poggio la mia testa sul tuo Cuore ed incomincio.
Mio tormentato Gesù, il mio povero cuore tra ansie e pene Ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi sei Tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico:
Come! Gesù pazzo?
Gesù malfattore?
E ora sarai posposto al più grande malfattore, a Barabba.
Mio Gesù, santità che non ha pari, già sei di nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel vederti così malamente ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode Ti ha condannato, resta più indignato contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza, e non vorrebbe condannarti.
Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei, quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi hanno del tuo Sangue, Ti presenta insieme con Barabba. Ma i giudei gridano: “Non vogliamo libero Gesù, ma Barabba!”.
E allora Pilato, non sapendo che fare per calmarli, Ti condanna alla flagellazione.
Mio posposto Gesù, mi si spezza il cuore nel vedere che, mentre i giudei si occupano di Te per farti morire, Tu, racchiuso in Te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo l’orecchio, Ti sento dire:
“Padre Santo,
guarda il Figlio tuo vestito da pazzo;
questo Ti ripara la pazzia di tante creature cadute nel peccato.
Questa veste bianca sia dinanzi a Te come discolpa per tante anime che si vestono della lugubre veste della colpa.
Vedi, o Padre, l’odio, il furore, la rabbia che hanno contro di Me, che quasi fa loro perdere la luce della ragione per la sete del mio Sangue.
Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione.
Guardami ancora, Padre mio: si può dare insulto maggiore?
Mi hanno posposto al più grande malfattore.
Ed Io voglio ripararti tutte le posposizioni che si fanno.
Ah,
tutto il mondo è pieno di posposizioni!
Chi Ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle vanità, chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino allo stesso peccato. All’unanimità tutte le creature Ci pospongono, anche ad ogni piccola sciocchezza;
ed Io sono pronto ad accettare la mia posposizione a Barabba per riparare le posposizioni delle creature”.
Mio Gesù, mi sento morire di dolore e di confusione nel vedere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e l’eroismo delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti.
Le tue parole e le riparazioni, come tante ferite, si ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio dolore ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni.
Neppure un istante voglio distaccarmi da Te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai Tu.
Ed ecco, che vedo?
I soldati Ti conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, Ti seguo, e Tu, col tuo sguardo d’amore, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carneficina.
Mio purissimo Gesù, già sei vicino alla colonna.
I soldati, inferociti, Ti sciolgono per legarti ad essa.
Ma non basta: Ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo santissimo Corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore nel vederti nudo.
Tu tremi da capo a piè, ed il tuo santissimo Volto si tinge di verginal rossore.
Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati, sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non Ti fanno cadere.
Già prendono le funi e Ti legano le braccia, tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita sprizza Sangue.
Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno alla tua santissima Persona, fino ai piedi, e Ti legano alla colonna tanto stretto da non poter fare nemmeno un movimento, per poter così liberamente sfrenarsi su di Te.
Mio spogliato Gesù, permettimi che mi sfoghi, altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire.
Come?
Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle, le piante di foglie, gli uccelli di piume,
Tu spogliato?
Che ardire! Ma il mio amante Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice:
“Taci, o figlia.
Era necessario che fossi spogliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di candore e di innocenza, che si spogliano di ogni bene e virtù e della mia grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo di bruti.
Nel mio verginal rossore volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali.
Perciò fa’ attenzione a ciò che faccio, e prega e ripara con Me, e quietati”.
Flagellato Gesù, il tuo amore passa di eccesso in eccesso.
Vedo che i carnefici prendono le funi e Ti battono senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo santissimo corpo, ed è tanta la ferocia, il furore nel batterti, che sono già stanchi.
Ma altri due sottentrano.
Prendono verghe spinose e ti battono tanto che subito dal tuo corpo santissimo incomincia a scorrere a rivi il sangue.
Poi lo pestano tutto, formano dei solchi e lo riempiono di piaghe.
Ma non basta:
altri due sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa carneficina.
Ai primi colpi quelle carni peste e piagate si squarciano di più e cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il sangue diluvia tanto, da formare un lago intorno alla colonna.
Mio Gesù, denudato Amor mio, mentre tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi, affinchè possa prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo preziosissimo sangue.
Ogni colpo che ricevi è una ferita al mio cuore, molto più che, tendendo l’orecchio, sento i tuoi gemiti che non sono uditi, perchè la tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a te.
Ed in quei gemiti tu dici:
“Voi tutti che mi amate, venite ad imparare l’eroismo del vero amore.
Venite a smorzare nel mio sangue la sete delle vostre passioni, la sete di tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di tante sensualità.
In questo mio sangue troverete il rimedio a tutti i vostri mali”.
I tuoi gemiti continuano a dire:
“Guardami,
o Padre,
tutto piagato sotto questa tempesta di colpi.
Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel mio corpo, da dare sufficienti stanze nel cielo della mia umanità a tutte le anime, in modo da formare in me stesso la loro salvezza, e poi farle passare nel cielo della divinità.
Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari innanzi a te ogni specie di peccato, a uno a uno, e come colpiscono me così scusino quelli che li commettono.
Questi colpi colpiscano i cuori delle creature e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a me”.
E mentre ciò dici, è tanto grande il tuo amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti di più.
Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi schiaccia, mi sento impazzire.
Il tuo amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non possono più continuare la dolorosa carneficina.
Già ti tagliano le funi e tu cadi quasi morto nel tuo stesso sangue.
E nel vedere i brandelli delle tue carni, ti senti morire di dolore, vedendo in quelle carni separate da te le anime riprovate. Ed è tanto il dolore che stai boccheggiando nel tuo proprio sangue.
Mio Gesù, lasciami che ti prenda fra le mie braccia per ristorarti un po’ col mio amore.
Ti bacio, e col mio bacio chiudo tutte le anime in te, così nessuna più si perderà.
E tu benedicimi.
Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua
passione a tenerti compagnia, ed io son venuta.
Mi parve di vederti
angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più
tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime.
Ho cercato di
seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni,
sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.
Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico
per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti.
Grazie
e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni
tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza
e offesa che hai sopportato.
Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti
con un Grazie e un Ti benedico.
Deh, o Gesù fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo
di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di
me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!
Deh, o Gesù stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani
e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per
fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso
di te!
Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai
tu stesso per me.
Ed io, fin d’ ora, lascio i miei pensieri in te
per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia,
il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti
danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti
gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gli insulti, sputi
e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.
Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni,
resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te,
non è vero?
I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno
insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile
con te.
Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo
palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al
tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco,
affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all’unione con te.
Deh, mio Gesù!
Dammi il bacio del divino amore, abbracciami
e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.
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